sabato 6 luglio 2019

VINCI SALVINI: IL GIOCO CHE RIDUCE LA POLITICA A BARZELLETTA

ARTICOLO DI EUGENIO FLAJANI GALLI ESTRATTO DA AVANTI! ONLINE E ANANKE NEWS


Che oggi il modo di fare politica sia cambiato è cosa nota, ma che un ministro dell’Interno e vice premier lanci uno sgangherato concorso a premi sui social ha dell’incredibile. Mi riferisco al gioco tutto 2.0 “Vinci Salvini”, che oramai da una settimana permette di poter vincere la propria foto pubblicata sui social del ministro dell’Interno, oltre a una telefonata con quest’ultimo o − come super premio − addirittura un incontro di persona con il “capitano” per prendere un caffè insieme (sperando che almeno quello sia offerto da lui). Partecipare è facilissimo: vince chi mette più mi piace e/o interazioni e/o commenti ai post di Matteo nel minor tempo possibile. Insomma, trattasi di un giochino così puerile che anche un bambino della scuola elementare potrebbe svolgere. Sempre che lo accetti, però, dato che la stragrande maggioranza dei giochi fruibili da parte dei bambini delle elementari è, giustamente, molto più articolata del “Vinci Salvini”. Potremmo pertanto sostenere che tale gioco è più che altro idoneo per un target di primati non umani, aventi però il pollice opponibile utilizzabile al fine di scorrere il più velocemente possibile lo schermo e premere mi piace sui post del capitano. Il Vinci Salvini è altresì un gioco che ho voluto attendere a recensire, al fine di comprenderne la riuscita. Una riuscita, però, molto modesta sia in termini quantitativi − se pensiamo che gli iscritti sono fino ad oggi solo poche migliaia a fronte dei 6 milioni di follower complessivi di Matteo facendo la somma di tutti i suoi canali social (magari poichè gran parte di loro sono inattivi o fake?) − sia in termini qualitativi, se teniamo conto del fatto che tale operazione a premi ha sollevato più critiche che apprezzamenti. E come potrebbe essere il contrario? Innanzitutto suona come presa in giro che un’operazione a premi permetta di vincere una telefonata o, al massimo, l’incontro con un ministro: a parte che non è specificato quanto tempo debbano durare telefonata ed incontro (e quindi tali interazioni con il vice premier potrebbero benissimo ridursi a un semplice “ciao, sono Matteo, come va? Che mi racconti? Bene, bene, mi ha fatto molto piacere conoscerti...bacioni, saluti....”), è cosa nota che Salvini, in quasi tutti i suoi interventi e comizi, ripeta sempre le stesse cose − trite, ritrite, scontate, ma molto facili da comprendere − e allo stesso tempo si guarda molto bene dall’affrontare tematiche scomode, come il rispondere a tutti quei meridionali che gli domandano come mai ora non sono più dei “terroni di merda” oppure il fornire una risposta a chi gli chiede dove sono finiti i quasi 50 milioni di soldi pubblici di cui la Lega Nord ha usufruito illegalmente. Quindi non aspettiamoci di divenire partecipi di chissà quale rivelazione “illuminante” al termine di un caffè o di una telefonata con Salvini. Ma, tra l’altro, è concepibile che un concorso indetto da una delle massime cariche del governo si limiti al voler produrre semplici click e stringati commenti sui social? Magari sarebbe auspicabile che un ministro dia il via a un concorso più utile per la società, come un premio per una tesi di laurea o di dottorato particolarmente meritevole, o ancora per un libro che ha toccato delle tematiche sociali interessanti....nulla di tutto ciò. Il Vinci Salvini, in parole povere, è niente di più di un gioco in cui l’unico vincitore è Salvini stesso. I concorrenti giocano, s’illudono di vincere, ma chi vince è sempre lui: infatti tutte queste interazioni social permettono di aumentare l’engagement dei profili social, in altre parole accrescere la reputazione online di Salvini mediante tutti quei like, commenti, cuoricini, eccetera messi appositamente per vincere il concorso. Ricorda molto da vicino tutti quei siti − rintracciabili con delle semplici ricerche su Google come “aumentare follower Instagram”, “avere più mi piace sulla pagina Facebook”, “accrescere follower su twitter”, eccetera − che permettono il cosiddetto “pay per click”: si tratta di società che, a fronte del pagamento di una cifra variabile a seconda del numero di nuovi follower su Instagram, nuovi mi piace su Facebook, nuovi iscritti al proprio canale YouTube...che vogliamo, permette di accrescere il numero di “consensi online” dei nostri canali social. Il meccanismo è molto semplice e può essere sfruttato anche in politica: se un candidato vuole dimostrare che le cose che dice sono ben accette dalla maggior parte degli elettori, potrebbe essere intenzionato ad aumentare, ad esempio, il numero dei suoi fan sulla sua pagina Facebook (il meccanismo mentale alla base è: “se io, elettore, vedo che un politico è seguito da più persone, magari penso che sia più importante, più bravo, più competente, con più possibilità di riuscita alle elezioni...quindi lo voto”), dunque con una semplice ricerca su Google trova un sito che permette di accrescere il numero dei fan della propria pagina. Come? Il sito in questione, praticamente, fa da intermediario: fa pagare una cifra, come spiegato sopra, a chi intende aumentare il numero dei likes e poi corrisponde parte di quell’importo (generalmente pochi centesimi per ogni click) agli utenti che effettivamente cliccano “mi piace” sulla pagina in questione. La differenza tra le entrate − da parte di chi vuole aumentare il numero di fan alla propria pagina Facebook − e le uscite − destinate a chi ci clicca “mi piace” − costituiscono il guadagno della società che gestisce il sito. La Lega ha però trovato il modo di scavalcare tale investimento di acquisto di fan, followers, mi piace e così via, semplicemente creando questo Vinci Salvini: infatti l’esborso che il partito va a pagare in tal modo è pari a zero. Ah dimenticavo, forse pari a pochi spiccioli se calcoliamo che probabilmente il “capitano” offra il caffè a quei pochi eletti della sua “ciurma” che avranno il privilegio (?) di incontrarlo.
E non è finita qui, poichè il Vinci Salvini costituisce una reale minaccia per la privacy, poichè − essendo un’operazione a premi − necessita di registrazione per poter partecipare, prevedendo dunque la raccolta dei dati personali e sensibili di tutti gli iscritti, al fine di schedarli e profilarli. Ma oltre a ciò, questo opinabile gioco costituisce anche un vero e proprio pericolo per la salute mentale in quanto, al fine di avere maggiori probabilità di vincere Salvini, è necessario passare più tempo possibile sui social, andando ad alimentare la possibilità di soffrire di IAD − ovvero di sindrome da dipendenza da internet, di cui ho ampiamente trattato − e a sottrarre del tempo da impiegare per attività più utili, come l’informarsi sui programmi e i candidati dei vari partiti che si presentano il 26 di questo mese, anzichè cliccare “mi piace” il più velocemente possibile a tutti i post che scrive uno solo di essi, senza nemmeno leggerli (altrimenti come si farebbe a cliccarci in modo più celere degli altri concorrenti?). In ultimo, non si può tralasciare il danno di immagine che un “gioco” di questo genere arreca all’immagine dell’Italia intera, che all’estero rischia sempre più di essere vista come una grande repubblica delle banane, con un ministro e vice premier che si preoccupa più di farsi bello sui social che di fornire soluzioni e risposte ai cittadini. Risposte che sicuramente non verranno fornite nemmeno con il PREMIO − se così dobbiamo definire il DIRITTO di ogni cittadino di essere sentito da un rappresentante del popolo − di interloquire con un ministro al telefono o in un qualche bar. Sì, perchè come accennato in precedenza, Salvini non dialoga con nessuno durante i suoi incontri con l’elettorato. I suoi discorsi sono monounivoci: o si è in accordo con lui su tutto oppure si deve tacere. Ne è l’ennesimo esempio il suo ritorno in Abruzzo, a Montesilvano e a Giulianova, ove già aveva fatto il suo show a inizio anno tenendo il comizio con la maglia del Giulianova Calcio. Accompagnato come al solito da un dispiegamento di forze dell’ordine − pagate coi soldi pubblici − talmente imponente da fare addirittura paura ai residenti di una città di 24000 abitanti come Giulianova, in cui non si era mai visto un simile “esercito” prima d’ora, nemmeno durante la visita del premier Conte durante la Vigilia di Natale (il quale, seppur superiore come grado a Salvini, disponeva però di una scorta pari a nemmeno un decimo di quella che accompagnava quest’ultimo), ha quindi tenuto il suo solito monologo fatto di frasi fatte e battute paesane, senza però spingersi minimamente ad azzardare un dialogo con il pubblico lì presente. E guai a criticarlo: si viene prontamente allontanati (o fermati) dalla Digos, e se si è sfortunati vengono anche sequestrati i propri effetti personali. Ecco che bella persona vincono i vincitori di Vinci Salvini. E, a mio parere, questo gioco di parole è anche più intelligente del giocare a Vinci Salvini.


NOTA BENE: sono venuto a sapere di quanto accaduto a Giulianova in occasione del ritorno di Salvini non di persona ma tramite fonti terze (stampa, passaparola, social...), poichè in uno scempio di evento simile ho avuto la fortuna di non trovarmi nemmeno per sbaglio, in quanto ero in vacanza a Palma di Maiorca. Ma sfortunatamente in compagnia anche del mio smartphone con Google News preinstallato, che a un certo punto ha pensato bene di spiattellarmi sulla home la notizia del Vinci Salvini. Dopo averla letta ho riflettuto seriamente sull’ipotesi di rimanere a Maiorca come expat....

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